La Venezia del seicento si trovava in politica internazionale a dover prendere gravi prese di posizione da altre potenze europee: innanzi tutto dallo Stato Pontificio, la Spagna e gli Asburgo che sentivano l'esigenza di estendersi verso il mare.
Il mito di Venezia, vista la spettacolarità delle sue cerimonie ( da riferirsi all'aspetto Bizantino della Repubblica) affascinava le altre nazioni, tanto che lo scrittore francese Jean Bodin arrivò a scrivere: a Venezia, la douceur del libertè ....est plus grande...qu'en lieu du monde".
Ma questo non poteva nascondere l'impegno spirituale e religioso che la Repubblica aveva espresso dai tempi ancora di San Lorenzo Giustiniani e Vincenzo Querini, e poi infine con Gaspare Contarini, il più fervido di tutti, nel primo cinquecento, verso una riforma cattolica poco prima della clamorosa rottura di Lutero.
La via di Lutero doveva portare alla scissione della Chiesa, quella di Contarini sboccò necessariamente nella riforma cattolica: Contarini era laico e per lui la riforma della chiesa consisteva nel rinnovamento degli uomini secondo lo spirito della verità e di Grazia.
L'episodio sorto per l'arresto di due sacerdoti macchiatisi di reati comuni portò all'interdetto della Repubblica di Venezia ed alla fiera protesta del doge Leonardo Donà, nella linea indicata con energia…