Il desiderio e l'interesse dei veneziani verso la recitazione nacque già dal cinquecento, periodo in cui anche la pittura era concepita con le medesima esigenza scenografica delle grandi rappresentazioni: un esempio IL Convito in casa Levi del Veronese, conservato presso i musei dell'Accademia: la scenografia profana predomina sul dramma sacro. Essa moltiplica il numero delle comparse, le diverse espressioni, i diversi punti di vista nella solenne inquadratura architettonica che ricorda Palladio.
Funzionalmente all'esigenza dei veneziani più ricchi ecco che anche l'architettura stessa venne concepita per poter ospitare grandi rappresentazioni nei palazzi: in genere esse venivano allestite nella grande sala centrale corrispondente al lungo porticato terreno che caratterizza la pianta del palazzo veneziano per secoli.
La sala, che è illuminata da grandi finestrati del prospetto da un lato e dal cortile interno dell'altro divide in due parti simmetriche l'edificio e da decoro e grandiosità a tutto l'interno della casa.
Le "feste teatrali" hanno luogo in questa sala, che può accogliere numerose persone ma, a detta di Marin Sanudo, che ci ha lasciato puntuali descrizioni di spettacoli dei primi decenni del Cinquecento, lo spazio non basta mai tale è il numero di persone desiderose di assistervi.